Nonostante la medicina moderna abbia migliorato la qualità della nostra vita a livelli eccezionali rispetto al passato, esiste ancora un grande limite che tutt’oggi fa fatica a gestire e che, probabilmente, sta ostacolando anche te.
Un freno che, malgrado le conoscenze e tecnologie che possediamo, mette seriamente in difficoltà la gestione della tua salute, esattamente come cento anni fa.
L’ostacolo di cui ti sto parlando
è il paziente stesso.
In altre parole: Il problema sei Tu.
Nell’articolo che stai per leggere, parleremo di come il tuo atteggiamento mentale influenza i tuoi risultati nel combattere e convivere con la malattia.
Vedremo quali sono i meccanismi mentali che (probabilmente) ti stanno ostacolando e ti rendono “Vittima” della tua patologia.
Analizzeremo poi come sostituire tali atteggiamenti per sviluppare un mindset che ti permetterà di ottimizzare i tuoi progressi nel combattere una malattia neurologica ed ottenere i risultati che desideri.
Partiamo.
Il potere del mindset del paziente
Un numero crescente di ricerche, ha dimostrato che la mentalità del malato può influenzare, in modo misurabile, la guarigione e il recupero fisico dalla propria patologia.
Nel 2017, è stato pubblicato un rapporto on-line sul British Medical Journal in cui i ricercatori di Stanford si sono rivolti alla comunità medica, facendo un appello.
La loro richiesta è stata quella di porre molta più attenzione nel prendersi cura dell’atteggiamento mentale del paziente rispetto alla propria malattia e al loro contesto sociale.
I continui studi hanno, infatti, evidenziato come il contesto psico – sociale della persona abbia un ruolo enorme nei processi di recupero, influenzando il risultato delle terapie.
Per quale motivo?
Probabilmente, hai gia sentito parlare di effetto Placebo.
Tuttavia, quello di qui ti sto per parlare, è un concetto molto più complesso del banale “prendere una pillola di zucchero” al posto del vero e proprio farmaco, per farti passare il dolore.
L’effetto placebo è stato riconosciuto come una serie di meccanismi neurobiologici che ha il potere di influenzare drasticamente la nostra risposta di guarigione, derivante in parte dalla mentalità della persona e dalla sua aspettativa di guarigione stessa.
Ma, come funziona?
Negli ultimi decenni, la ricerca neurobiologica ha dimostrato come, l’effetto placebo, inneschi aree cerebrali distinte associate ad ansia e dolore, attivando effetti fisiologici che portano a risultati di guarigione.
In pratica, la tua mente attiva dei processi neurologici e biochimici che favoriscono il processo di guarigione e di recupero.
Molto interessante, vero?
Ma, c’è un problema.
È importante che tu sappia che non esiste solo l’effetto Placebo.
Esiste anche il suo opposto.
Quegli stessi meccanismi, che possono aiutarti nel processo di guarigione, possono fare anche il contrario, cioè darti degli effetti negativi, detti Nocebo.
Ad esempio, è stato dimostrato che i pazienti sentono più dolore dopo essere stati informati che un’iniezione farà male.
A chi, invece, era stato detto dei possibili effetti collaterali di un farmaco, è stato riscontrato una maggiore presenza di essi.
La tua mente è quindi in grado di influenzare negativamente la tua relazione con la malattia, avendo la capacità di rallentare od ostacolare il tuo recupero da un problema fisico.
Ma, perchè ti sto parlando di tutto questo?
È fondamentale che ti sia chiaro quanto il tuo atteggiamento mentale possa influenzare il tuo rendimento e i tuoi risultati: è tramite questa consapevolezza che puoi cominciare a mettere le basi per un mindset più efficace, al servizio della tua riabilitazione.
Ora hai una panoramica su come la tua mente può aiutarti od ostacolarti nella tua battaglia contro una malattia.
Adesso, è giunto il momento di illustrarti gli atteggiamenti mentali piu comuni, che io stesso ho visto in molti dei miei pazienti e che potresti avere anche tu.
Ma prima di continuare, leggi con attenzione qua sotto.
Premessa importante: Leggila!
Quello che stai per legge è frutto di studi personali e dell’esperienza a stretto contatto con pazienti, per cui va considerato come tale e puramente a scopo divulgativo.
Lo scopo di questo articolo è renderti consapevole che esistono atteggiamenti mentali che ci ostacolano ed aiutarti a riconoscere quei comportamenti che potrebbero averti rallentato fino adesso.
Tuttavia, la salute mentale è un’area fondamentale e molto delicata, che non deve essere trascurata o presa sottogamba in alcun modo.
Proprio per questo, soprattutto se stai affrontando una patologia neurologica, è sempre opportuno rivolgersi ad un professionista esperto come lo psicologo, per avere il supporto necessario durante il tuo percorso.
Detto questo, iniziamo.
Gli ostacoli mentali della “Vittima”
La mente è un sistema infinitamente complesso e la varietà di tali processi è infinita.
Ogni giorno, ci portiamo sulle spalle meccanismi mentali che ci frenano e ci limitano, anche se non ce ne rendiamo conto.
Questi stessi automatismi possono diventare ancora più pesanti e pericolosi quando ti ammali, rendendoti “Il paziente passivo” che rema contro la tua stessa guarigione.
Quelli che sto per esporti sono i quattro atteggiamenti mentali che ho visto spesso nei miei pazienti, soprattutto all’inizio del loro percorso e che, in questo momento, potrebbero ostacolare il tuo miglioramento.
Sto parlardo de:
- L’abitudine del “tutto e subito”.
- Il senso di impotenza
- La maledizione dell’accontentarsi.
- “Lo faccio domani”
Vediamoli uno per uno.
1. L’abitudine del “Tutto e Subito”
Al giorno d’oggi, siamo abituati ad avere quello che desideriamo senza quasi nessuno sforzo.
Ho fame: mangio uno snack, magari anche poco salutare.
Mi annoio: accendo la televisione o prendo in mano il telefono.
Mi serve qualcosa: con due click la ordino su internet.
E lo stesso accade quando si tratta della nostra salute.
Andiamo dal medico di base e ci aspettiamo che risolva tutti i nostri problemi.
Ci facciamo prescrivere dei farmaci, magari per abbassare il colesterolo, ridurre la pressione alta o fare qualcosa per quel cuore un po’ malconcio, quando la verità è che siamo in sovrappeso, sedentari e con una cattiva alimentazione.
Preferiamo affidarci a soluzioni “Fast food”, ovvero facili, rapide e che non richiedono sforzo, ma che il più delle volte trattano solo il sintomo, senza andare alla radice del problema.
Ho un dolore: analgesico.
Non dormo bene: sonnifero.
Sono in ansia: ansiolitico.
Uno dei meccanismi che abbiamo instaurato in testa e che ci blocca da ottenere dei risultati a lungo termine è che
Vogliamo tutto e lo vogliamo subito.
E quali sono le conseguenze di questa pessima abitudine?
- Hai perso la capacità di avere pazienza: senza questa abilità non ti dai il tempo di ottenere dei risultati concreti nel lungo periodo,rischiando di frustrarti e di arrenderti velocemente, perdendo di vista un traguardo migliore per la tua vita.
- Alleviando temporaneamente il sintomo ti dimentichi dell’origine del tuo problema: ti stai precludendo la possibilità di capire cosa ti serve veramente per migliorare la tua condizione; perché la scorciatoia che hai preso è probabilmente solo una soluzione temporanea o superficiale che prima o poi ti farà tornare al punto di partenza.
2. La sensazione di “impotenza”
Uno dei sentimenti più comuni di fronte ad una malattia neurologica è il forte senso di impotenza.
Una disarmante sensazione data, in primis, dalla mancanza di controllo su una diagnosi inevitabile che non poteva essere cambiata.
Qualcosa per cui non si è mai preparati, accaduta così improvvisamente da ritrovarti confuso e senza un’idea di come reagire.
La mancanza di controllo ti sconcerta e paralizza, permettendo a quegli eventi di buttarti giù e di tenerti a terra, condizionandoti e non permettendoti di reagire concretamente.
Ti senti una vittima per qualcosa che ti è successo e che ti ha privato di qualcosa.
Chiaramente, c’è una ragione se ti senti così.
Non puoi cambiare quello che è successo, né puoi impedire che ti venga scritta quella diagnosi sulla tua cartella clinica.
Ed è qui che troviamo il problema.
La trappola mentale è che quando pensi di non avere controllo su qualcosa, è facile convincersi di non averlo su tutto il resto.
In psicologia si parla di “Locus of control Esterno” teoria sviluppata da Rotter, secondo cui la persona individua le cause di quello che gli accade nella vita, successi o fallimenti, a fattori puramente esterni e di cui non è resposabile.
Questo significa che credi di non avere controllo su quello che ti accade, soprattutto quando si tratta di fallimenti.
La conseguenza di questo atteggiamento mentale?
Ti arrendi, perdendo la voglia di combattere per riconquistare la tua salute.
Ma non finisce qui.
È questo il meccanismo che ti blocca dal vedere cosa effettivamente puoi fare per cambiare la situazione, favorendo un circolo vizioso di inattività.
Diventa così estremamente facile lasciarsi andare e diventare “passivo” rispetto alla tua condizione, magari pretendendo che siano proprio gli altri a risolvere i tuoi problemi.
3. La maledizione dell’accontentarsi
Il problema di una malattia neurologica è la disabilità improvvisa o progressiva che questa porta ed il suo conseguente impatto nella vita di tutti i giorni.
Non solo, ma per la natura del problema, anche con un’intensa riabilitazione, i miglioramenti spesso sono lenti e piccoli e richiedono un costante lavoro e sforzo.
In questa situazione, chiunque si sentirebbe demotivato.
Ti senti frustrato e cominci a perdere la voglia di impegnarti, perchè “tanto a che serve?”.
Pensi di non poter ottenere davvero più di quello che hai già e inconsciamente abbassi l’asticella delle tue aspettative.
Finisci cosi per sminuire i tuoi obiettivi, soprattutto quando i miglioramenti fanno fatica a vedersi oppure perchè hai raggiunto uno stallo nei tuoi progressi.
Ad esempio, ho avuto pazienti, anche giovani (tra i trenta e quaranta anni) che, nonostante il loro potenziale, si stavano per accontentare di usare la sedia a rotelle elettrica, quando avrebbero potuto camminare da soli con altri ausili.
Non riuscivano a credere al fatto che potevano ottenere di più di quello che avevano già conquistato, al punto da sembrargli quasi impossibile.
Ma incoraggiandoli a guardare oltre quei limiti apparentemente invalicabili e lavorando in maniera adeguata e costante, che siamo riusciti a raggiungere quei risultati.
E come potresti avere intuito, questa convinzione interiore è quella che in assoluto limita l‘esprimere del tuo massimo potenziale di recupero.
Perchè accontentarsi significa non guardare oltre a quelli che sono gli ostacoli che hai di fronte, facendoti andare bene i modesti risultati che hai ottenuto fino a quel momento.
Parliamoci chiaramente: la malattia da dei limiti oggettivi e potresti avere tutte le ragioni del mondo per fermarti e accontentarti del minimo indispensabile.
L’importante è scegliere questa strada consapevolmente; perchè alla fine dei conti, inconsapevolmente o meno, accontentarsi significa scegliere di non vedere quanto lontano puoi arrivare.
4.“Lo faccio domani”
L’ultimo punto di questa lista è tanto “banale” quanto difficile da gestire e che chiunque, in un modo o nell’altro, affronta tutti i giorni.
Sto parlando della procrastinazione.
La procrastinazione è quella vocina interiore che ti fa rimandare un’azione o un compito che dovresti fare.
Fare quella chiamata, prenotare quell’appuntamento con il medico, completare quell’allenamento…,etc.
In fondo, c’è sempre quella singola azione che sappiamo di dover fare per il nostro bene ma che richiede fatica, tempo ed energie; motivo per cui: la rimandiamo.
“Oggi sono stanco…,ho lavorato tanto…, fuori piove…sono stressato…”
Ti suonano familiari?
Ed il pensiero che segue queste scuse è un costante: “Lo faccio domani”.
Come forse avrai intuito, la procrastinazione è un altro potente freno al raggiungimento dei tuoi obiettivi, perchè a forza di rimandare oggi e di rimandare domani, la tua situazione non cambia.
Rimani al punto di partenza, nonostante tu sia consapevole che sono proprio quelle azioni faticose ad avere il potere di cambiare le cose.
“La procrastinazione è, senza dubbio, la nostra forma preferita di auto-sabotaggio.
Alyce Cornyn-Selby
Bene, ora che sei a conoscenza di questi quattro freni mentali, è giunto il momento di fare un ulteriore passo avanti e trasformarli negli strumenti mentali al servizio della tua riabilitazione.
Vediamoli.
Il cambio di Mindset: Da vittima a Guerriero
Abbiamo visto quali sono i meccanismi mentali che ti rendono inconsciamente una “vittima” della tua patologia e che stanno ostacolando il tuo percorso di cura.
Il primo passo da fare, è di riconoscere questi meccanismi per poi ridurli progressivamente.
Ma non è sufficiente: è necessario fare uno sforzo in più.
Il passaggo fondamentale è passare ad un nuovo mindset: da “vittima” della tua patologia e quella di “Guerriero”.
Un nuovo atteggiamento mentale che sia al tuo servizio, permettendoti di raggiungere i risultati che desideri e ricercare il tuo massimo potenziale di miglioramento.
Le metafora della Vittima e del Gueriero potrebbe sembrarti un po’ forzata, ma il potere delle immagini mentali è molto utilizzato in psicologia e in riabilitazione e può essere un valido strumento per distinguere questi due mindset opposti tra di loro.
Adesso vedremo quali sono le azioni pratiche per rimuovere i blocchi mentali che ti ho illustrato finora ed ottenere il mindset del Guerriero.
Proseguiamo.
Come sviluppare la mente del guerriero
1. Coltiva la tua pazienza
“Mi basta un passo alla volta”
Gandhi
La pazienza è la virtù fondamentale che ognuno di noi dovrebbe coltivare per raggiungere i propri obiettivi, specialmente se stai affrontando un percorso di cura e riabilitazione.
Il miglioramento della tua salute richiede tempo e non ci sono scorciatoie; soprattutto quando si parla di una lesione al sistema nervoso.
La fretta è cattiva consigliera e ti porta solo frustrazione ed ansia.
Pensa alla meta e poi “dimenticatene”.
Focalizzati solo ed esclusivamente sulle piccole azioni che sai di dover fare oggi senza focalizzarti su risultati immediati, che faresti fatica a vedere.
Il corpo umano ha bisogno di tempo per migliorare e, a lungo andare, le tue azioni ti porteranno ad avere dei risultati concreti.
Perchè, utilizzando una metafora, il tuo percorso riabilitativo non è come uno sprint di centro metri ma come una lunga maratona verso i tuoi obiettivi.
2. Diventa responsabile delle tue azioni
Viviamo nell’illusione del controllo ma la realtà è che quello su cui abbiamo il controllo è davvero poco.
Non puoi controllare le persone che hai attorno, gli eventi che ti accadono e neanche i risultati di un duro lavoro.
È innegabile: nonostante i nostri sforzi, ci sono sempre delle variabili che influenzano i risultati che vorremmo ottenere ma su cui non abbiamo nessun potere.
Tuttavia, c’è sempre una cosa su cui tu hai il completo controllo:
le tue azioni.
Nella prima parte dell’articolo ti ho parlato del “Locus of control Esterno”; non ti ho detto però che esiste un altro tipo di “locus”, definito da Rotter.
Sto parlando del “Locus of control INTERNO” che, al contrario del precedente, consiste nel credere che gli esiti e gli eventi della propria vita siano di propria resposnabilità.
In poche parole, prendi consapevolezza che le tue azioni hanno un’influenza concreta sugli eventi che ti accadono e sui risultati o fallimenti che otteni.
Esserne consapevole può avere un impatto enorme sulla tua vita.
Sei tu che decidi di lavorare e agire attivamente per stare meglio e per favorire la tua guarigione.
Sei tu che decidi di mangiare sano, di seguire le indicazioni del tuo medico e dei professionisti che ti seguono.
Come sei sempre tu che puoi decidere di fare l’opposto e tornare alle vecchie abitudini.
La scelta è tua.
Sapere di poter controllare le tue azioni ti rende Responsabile.
Responsabile di quello che ottieni.
Ad esempio….
La mia dieta influisce sulla mia salute:
- Non mi interesso di mangiare sano: Ingrasso e mi sento debole.
- Mangio sano: La mia forma migliora e mi sento più forte.
I professionisti che mi seguono mi danno delle indicazioni precise su cosa fare per stare meglio e favorire la mia guarigione:
- Non le seguo: Peggioro.
- Seguo le loro indicazioni: Miglioro.
Anche non avendo il controllo su tutto, puoi diventare consapevole del potere delle tue azioni ed assumerti la responsabilità dei tuoi risultati.
3. Sii ambizioso
L’ambizione è la qualità che ha permesso all’uomo e all’umanità intera di raggiungere traguardi strepitosi.
Il primo strumento per raggiungere dei risultati grandiosi è porsi degli obiettivi grandiosi.
Se gli uomini del passato non si fossero dati delle mete che all’epoca sembravano irraggiungibili, oggi non avremmo gli stessi benefici di cui possiamo godere; e cose come trapiantare un cuore o mandare sonde su Marte non ci sfiorerebbe nemmeno la mente, tanto per farti un paio di esempi.
I tuoi obiettivi influenzano drasticamente cosa puoi raggiungere.
Se il tuo obiettivo è modesto, ti porterai a casa non più del piccolo risultato che ti eri ripromesso.
Al contrario, se punti ad un obiettivo ambizioso, forse non lo riuscirai mai a raggiungere, ma di certo ti spingerà ad arrivare ben oltre i confini che conosci ed ottenere più di quello che avresti immaginato.
Purtroppo, ogni patologia da dei limiti oggettivi e difficili da sormontare; ma questo non ti impedisce di puntare ad obiettivi adeguatamente sfidanti e vedere quanto lontano potresti arrivare.
Ti sorprenderai dei risultati, esattamente come i miei pazienti continuano a sorprendere me con i loro: perché nonostante siano consapevoli della loro patologia, non si arrendono e continuano a puntare alto.
3. Coltiva la disciplina
Se c’e un altro fattore che davvero può darti dei risultati enormi sul lungo periodo è la costanza nell’agire; una costanza data dalla disciplina.
Chiunque abbia raggiunto dei risultati ambiziosi nella vita, sa che la chiave per il successo è essere consistenti nel tempo con le proprie azioni.
Porsi degli obiettivi ambiziosi e scegliere le giuste attività da fare è inutile se non sei in grado di mettere tutto in pratica con costanza; e per farlo hai bisogno della disciplina.
È l’attitudine a fare quelle azioni ogni singolo giorno, con costanza e senza rimandare, che ti portera’ un passo più vicino al tuo obiettivo.
Trova almeno UNA sola azione pratica e semplice ma che sai ti aiuterà a progredire verso i tuoi obiettivi.
Una volta identificata quell’azione che puoi fare ogni giorno, mettila a calendario e semplicemente: inizia.
Datti il tempo di abituarti ad agire ed un po’ per volta aggiungi nuove azioni e nuovi comportamenti di qualità.
Senza accorgertene, progredirai più velocemente di quello che immagini.
Conclusione
In questo articolo, ti ho parlato di alcuni dei piu comuni vincoli che ti imprigionano nel mindset di “vittima” della tua patologia; per poi presentarti i meccanismi mentali da allenare per sviluppare l’atteggiamento del “Guerriero”, che combatte per la tua riabilitazione.
Ora hai gli strumenti per avere una consapevolezza diversa e rafforzare un mindset solido ed al tuo servizio e poter ottenere dei risultati piu soddisfacienti dai tuoi sforzi.
Ho voluto riassumerli in queste quattro frasi. Concedimi la “licenza poetica”:
- Il guerriero è paziente, perché sa che ogni grande traguardo richiede tempo per essere raggiunto.
- Il guerriero è responsabile delle proprie scelte, perché è consapevole che sono le sue azioni a dare la direzione alla propria vita.
- Il guerriero è ambizioso e non si accontenta di leccarsi le ferite.
- Il guerriero è disciplinato e sa che la costanza nell’agire darà i suoi frutti.
Allenare queste capacità ti permetterà di affrontare la tua malattia e tutto il tuo percorso riabilitativo in una maniera completamente diversa.
Prenditi il tempo che ti serve per digerire questi concetti e metterli in pratica…un passo alla volta e con costanza. 😉
Mi auguro possano esserti di aiuto.
Buon riabilitazione.